L’autrice della raccolta di poesie “Prigionia dei pensieri” esprime tutta la sua passione mediante diverse emozioni, stati d’animo di solitudine del cuore, di ricerca di sé. Lo fa attraverso parole che urlano le sue sensazioni, che ricordano i passaggi importanti anche se dolorosi della sua giovane vita.
È la dimostrazione di come l’uso della parola, abilmente utilizzata, metta tutti i lettori, anche quelli più distratti, nella condizione di avvertire l’immenso respiro di un’anima.
Fresche sinestesie, dolci ossimori, immediate metafore riecheggiano in questi versi inebrianti di dolore e di vita. Una raccolta di rara sensibilità poetica.
Marzia Lerede. “Ho cominciato a scrivere circa tre anni fa; l’idea era quella di creare una sorta di area “libera” nella quale potermi esprimere eliminando qualsiasi tipo di influenza esterna. Il foglio per me cominciò a essere un pozzo, di quelli antichi nei chiostri dei conventi. Quei pozzi dove a ogni parola pronunciata risponde un’eco. Ecco, da quel pozzo è uscita la mia vera anima, i miei profondi traumi e la realtà che non riuscivo ad accettare.”
“Comincio a scrivere a conclusione di un capitolo della mia vita durato dieci anni. Anni di rare gioie, disperazione, pazzia, umiliazioni ma mai di amore.”
“Oggi posso dire, forse, di realizzare il mio più grande sogno che non è quello di pubblicare le mie poesie ma quello di esternare per la prima volta quello che mi è successo, ciò che ho provato in tutti questi anni e che ho realizzato con “Prigionia dei pensieri”.
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