RECENSIONE “IL MIO LEI”

recensione il mio lei

“Tutto il racconto è un Inno, un Inno all’amore in tutte le sue forme e sfaccettature.”

Grazie a Orazio Palumbo per la recensione al romanzo “Il mio lei” di Vita Anna Palmeri edito da Kubera Edizioni.
Un romanzo d’amore tra due donne narrato con eleganza e delicatezza, capace di incantare e trasportare in una dimensione d’amore unica ma che riserva un finale inaspettato.

RECENSIONE

il mio lei Non esistono città lontane dai guai e dai dubbi dell’amore. E, chissà, la fuga stessa non esiste. Sono sensazioni, pensieri che affiorano leggendo il delicato racconto di Vita Anna Palmeri, Il mio Lei.
Le protagoniste sono larve di farfalle pronte a dischiudersi. Emma coltiva ansietà, ha la Calabria intorno, con la freschissima laurea in lettere classiche sottobraccio lascia il fidanzato di sempre e prende il mondo di petto, perché lei crede nelle scelte. Una educazione quasi monacale sovraccarica di pregiudizi e sguardi bassi, di dubbi e certezze deviate che disarcionano la realtà. Sottostà agli squilibri della sua famiglia, del suo stato sociale, ma certi fremiti, certi passi incerti la mettono in guardia. L’agguato è dietro l’angolo.
L’altra protagonista è Iris – dal nome di un fiore e di un rustico dolce dal cuore morbido – aperta, esuberante, piena di vita e di voglia di scoprire il mondo. Il loro incontro è necessario, è fissato dal destino, come in una tragedia greca.

Siamo in quegli anni Cinquanta che hanno attaccata alle spalle la guerra e davanti un ottimismo ( che sarà boom) che sta ancora nei desideri più che nelle tasche.

E’ un periodo meraviglioso di creatività in cui il cervello, il pensiero fugge cavalcando irrequietezza, desiderio di scoperta e incontri. Insomma, è la meravigliosa voglia della sfida (e lo dico tra parentesi: quella che oggi l’Italia ha perduto). Siamo sulla “Topolino amaranto” di Paolo Conte, che percorre le strade nel 1946 a tutta velocità come una Aprilia e tutt’attorno ……”non guardar dal finestrino/ che c’è un paesaggio che non va/ E’ appena finito il temporale e sei case su dieci sono andate giù”.

La guerra temporale è finita, ma altri temporali sono sempre in agguato. Soprattutto quelli provocati dai lampi delle intermittenze del cuore. Meglio allora aprire la cappotte e guardare il cielo a tutta velocità. Lo fa Emma partendo per Torino dove comincerà ad insegnare. E la nebbia, il freddo il barocco torinese senza malinconia si mescolano in un “bellissimo settembre” creando il suggestivo sfondo del libro di Vita Anna Palmeri. Ma non c’è ghiaccio che tenga se i cuori si vogliono scaldare. Emma e Iris si devono necessariamente incontrare.
E questo accade.

Le loro differenze sono fuoco da una parte e paglia dall’altra. Come in un racconto di Fruttero e Lucentini ci sono sguardi che si sfiorano e sorrisi che si guardano. Gli scontri portano carezze e poi baci. Emma e Iris si innamorano. Si innamorano anche di loro stesse, della scelta ardita che stanno percorrendo, di una strada che non sanno dove le porterà. Non è senza uscita, anzi è quella strada che crea un cono di luce in quel tempo vissuto nella filigrana della nebbia.
Così nei due cuori il sud si raffredda e il nord si riscalda. Le parole scorrono tra loro leggere, le labbra si perdono in sensi senza fine, la pelle è un dolce naufragare. E’ quell’amore che non osa pronunciare il proprio nome, per usare una frase di Oscar Wilde. Quei momenti che fanno sparire il mondo attorno. Iris e Emma si lasciano perdere nell’incanto.

Ma siamo negli Anni Cinquanta, non dimentichiamolo, ci si nasconde in una stanza tra le ombre. Solo sotto le lenzuola il piccolo spazio di un letto diventa un universo o una minuscola isola in cui due naufraghe ritrovano se stesse. Ma siamo negli Anni Cinquanta, sono necessarie bugie e barriere, nascondigli e confini netti.

SPOILER (ANTEPRIMA DEL FINALE)

Il futuro per Emma e Iris diventa pian piano la lunga ombra di un tramonto in settembre. Come in un film di Truffaut le eroine si perdono, perdono il domicilio del cuore per ricadere in quello della realtà. La tristezza avvolge Torino mentre Iris torna alla famiglia oscura ed Emma al fidanzato in Calabria. La scrittrice ha la delicatezza dell’incanto e del dolore, la sua scrittura scorre veloce si fa lieve e piangente, dolce e amara a un tempo. E’ il dolore della rassegnazione, è l’amore perduto di De Andrè, è la ricerca di un “centro permanente” di Franco Battiato. Si guardano Emma e Iris per l’ultima volta coscienti che il tempo non torna più. E la scrittrice ci fa capire, nella malinconica conclusione, che qualcosa urlerà per sempre dentro di loro.
Tutto il racconto è un Inno, un Inno all’amore in tutte le sue forme e sfaccettature.

LEGGI L’ANTEPRIMA DE “IL MIO LEI”

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2 pensieri su “RECENSIONE “IL MIO LEI”

  1. Complimenti alla scrittrice che in questo libro tratta una problematica ancor oggi esistente,per vari motivi: educazione cattolica e familiare ricevuta, discriminazioni sociali,paura di non essere accettati dalla società. Emma è Iris due ragazze con caratteri totalmente diversi ma che si attraggono, si innamorano e decidono di vivere insieme. Emma timida, introversa, gran lavoratrice. Iris ricca, solare e con una gran voglia di vivere. Però saprà trasformare solo in parte Emma che saprà curare meglio se stessa con l’abbigliamento il trucco, ma non saprà liberarsi dai pregiudizi. Ottimo libro, lo consiglio a tutti e aspetto l’uscita del 3°libro.

    1. Grazie Elisa per le parole di elogio. Mi è venuto faticoso scriverlo perché non è
      facile immedesimarsi in situazioni che non ci toccano da vicino. Il primo libro ‘ IL PUBE FIORITO’ non mi ha impegnato tanto . E’ dolce per l’età delle protagoniste ma è contemporaneamente forte e duro per alcuni episodi trascritti . Un salutone

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