Intervista a Angela Pollastrini Life Coach e autrice del saggio di crescita personale “La libertà di fare errori. Quando riscoprirsi è evoluzione” edito da Kubera Edizioni e uscito a novembre 2017.
1 – Il titolo della tua opera “La libertà di fare errori” è particolare, ce ne vuoi parlare?
Eh sì, un titolo particolare, perché normalmente si parte dall’idea dell’”errore” come qualcosa di assolutamente negativo e da evitare; ma a volte sono proprio i nostri sbagli, o le nostre debolezze, che ci permettono di capire cose che, altrimenti, non avremmo fatto nostre. Ognuno di noi si trova dentro al suo percorso di crescita; quindi anche se la spinta quotidiana deve essere dare il meglio di sé, è bello riconoscersi anche liberi di fare uno scivolone, perché anche quello è fondamentale.
2 – Come nasce l’idea di quest’opera?
“Era una notte buia e tempestosa…” No, in realtà era un pomeriggio in cui mi sentivo arrabbiata con il mondo. Stavo vivendo un periodo un po’ pesante e volevo con tutte le mie energie riprendermi la serenità che meritavo. Il problema è che la nostra mente è bravissima a complicarci le cose e mi trovavo intrappolata nei miei pensieri. Così a un certo punto, senza dire una parola, ho acceso il computer, ho aperto un documento word e mi sono messa a scrivere semplicemente quello che pensavo. Ecco, questo è stato il primissimo passo del mio testo.
3 – Chi è stata la prima persona che ha letto il tuo libro e nel caso quali sono state le reazioni?
Direi anche che questa è l’unica persona nella cerchia dei miei conoscenti, che ha “ascoltato” il libro prima della sua pubblicazione: il mio compagno. Stavamo lavorando a un progetto insieme, quindi quel famoso pomeriggio in studio, mi ha vista tutta silenziosa e concentrata, intenta a scrivere chissà cosa sul pc. Qualche tempo dopo, considerato che il fatto si ripeteva, mi chiese cosa stessi combinando e gli spiegai l’idea che mi era venuta: parlare delle mie emozioni e riflessioni ogni volta che un evento importante, o un fatto particolare di una specifica giornata, mi avesse generato delle riflessioni. Gli raccontai che mi serviva per concentrarmi su cosa avrei potuto imparare da determinate esperienze e quindi era utile per migliorarmi. Dopo qualche attimo mi domandò, un po’ timidamente, se avessi voluto condividere con lui quanto scritto. Accettai.
Così, quasi ogni volta che terminavo un nuovo capitolo, glielo leggevo e lui mi ripeteva sempre quanto riuscisse a immergersi in quella narrazione e in quelle riflessioni che portavano verso una nuova consapevolezza. Gli piaceva!
Fu proprio lui, dopo qualche mese, a consigliarmi di farne un libro vero e proprio.
4 – Preferisci il libro tradizionale cartaceo o quello digitale?
Assolutamente quello cartaceo. È vero che ormai ci dobbiamo adattare all’epoca attuale, dove tutto va veloce e tutto è tecnologico; ma per favore: vuoi mettere il prendere un libro in mano, annusarne l’odore (amo il profumo dei libri nuovi) e prenderti quel momento tra te e lui, dove immergerti nelle pagine di carta che sfogli una ad una mano mano che vai avanti nella lettura? Sarò nostalgica, ma io lo adoro.
5 – Cosa si prova a vedere il proprio lavoro diventare un libro.
Un’emozione stupenda, specie perché questo testo non era nato con l’intento di diventare un libro presente sugli scaffali o sulle librerie online. Prima è stato uno strumento per me di miglioramento, poi ho pensato di condividere queste mie riflessioni con le mie figlie quando fossero state abbastanza grandi da poterle apprezzare e in ultimo, l’idea di allargare il giro di persone che potessero beneficiarne e di renderlo materialmente vivo.
È una grande soddisfazione.
6 – Ci racconti un aneddoto legato alla scrittura di questo saggio.
Bene, ce l’ho. Allora, questo libro è stato un’attività che ha (volutamente) impiegato circa un anno e mezzo della mia vita e quando ho deciso di concluderlo e ho scritto l’ultima parola, mi sono sentita in modo meraviglioso: si era concretizzato, era lì davanti a me. Certo adesso, per renderlo veramente “materiale” avrei dovuto rileggerlo tutto e correggerne gli errori. Il fatto è che, se la stesura del libro era stata “d’impulso”, la correzione doveva invece essere molto meticolosa e razionale. Uffa, non mi andava granché, quindi ho proceduto lentamente.
Dopo un paio di mesi chiudo finalmente questo lavoro “tanto noioso”, ma necessario per il passo successivo: la ricerca di una casa editrice. Decido quindi di rifare il backup per non perdere quell’unico file corretto che avevo sul pc. Salvo tutto e inizio a inviare il mio scritto a diverse case editrici. Dopo neanche un giorno vado a riprendere il file inviato e l’unico quindi presente sia sul pc che sull’hardisk di backup.
Ora, come ti sentiresti se ti accorgessi di aver inviato un testo non completo e ancora neanche corretto a chi dovrebbe poi chiamarti per farne un libro? Ebbene sì, avevo copiato il file vecchio su quello più recente. Dovevo ricominciare da capo.
Ero tanto amareggiata e arrabbiata con me stessa (lo ammetto) che mi sono data una specie di schiaffo morale e mi sono messa a completare tutto e a ricorreggere di nuovo il libro. Con mia grande sorpresa ho impiegato solo 5 giorni!
Vedi che ogni tanto lo sprone giusto ci vuole?
7 – C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della tua opera?
Certamente: me stessa e le mie figlie. Me stessa perché, senza la voglia di riportare ogni volta le mie riflessioni su “carta”, tutto si sarebbe ridotto a ragionamenti di crescita riservati esclusivamente a me. Le mie figlie perché probabilmente, senza l’idea di condividere questo mio percorso con loro, mi sarei fermata dopo i primi mesi di stesura, dedicando il mio tempo agli altri progetti che avevo in mente.
8 – Nell’arco della giornata qual è il momento che dedichi alla scrittura?
Di solito il tardo pomeriggio, ma non è sempre così. Sono capace di mollare una conversazione con qualcuno che conosco (è successo davvero) perché “devo assolutamente buttare giù quello che mi è venuto in mente”… e così chi mi vuole bene lo sa e aspetta qualche minuto per ricominciare da dove avevamo lasciato.
9 – Il tuo sito ufficiale è ricco di argomenti e aggiornatissimo, come riesci a seguire tutto?
Mi scadenzo bene il tempo. Inizialmente era tutto un po’ confuso: scrivevo gli articoli per il mio sito e le mie pagine quando ne avevo voglia o quando mi saltava all’occhio un argomento interessante. Poi però le cose da fare sono aumentate e ho dovuto necessariamente organizzarmi con un planner che mi consente di fare tutto ciò che mi programmo, senza stress o corse. Ovviamente tutto il tempo che le bambine sono a casa con me è pienamente riservato a loro!
10 – Stai seguendo qualche progetto per il futuro?
Assolutamente sì. Intanto sto organizzando alcuni seminari di miglioramento personale (dalla comunicazione efficace, alle strategie della PNL e del coaching, all’educazione alimentare) e da qui sono intenzionata a partire anche con sessioni di coaching individuali, sia per quanto riguarda la sfera privata, sia per quanto concerne l’alimentazione sana (anche in questo caso si parla di una preparazione mentale: non sono previste né diete, né prodotti di marche specifiche da acquistare… per carità!).
Poi, insieme al mio partner, stiamo scrivendo un secondo libro. Il genere è simile, ma l’approccio è molto diverso: è divertente, ma allo stesso tempo molto formativo perché prevede esercizi da completare per il raggiungimento di un determinato scopo. Però per adesso non ti anticipo di più: sarà una bella sorpresa.
E poi il progetto più grande di tutti: essere un’ottima educatrice per le mie figlie. Non solo una mamma presente, ma anche una figura di esempio, con tutta la fragilità che mi caratterizza e con tutta la mia – e la loro – libertà di fare errori.
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